sabato 26 febbraio 2011

Parole intriganti dal mondo

Mi è capitato tra le mani una copia di "In other words" che l'autore Christopher Moore definisce come una guida alle parole straniere più intriganti indirizzata agli amanti delle lingue.
Sullo stesso tema anni fa è stato pubblicato da Adam Jacot de Boinod anche "The meaning of tingo".

Come misurare il livello di interesse o il fascino esercitato da una parola? Possono delle parole nella propria lingua o in lingue straniere definite oggettivamente intriganti?

Personalmente trovo interessante una parola o una espressione quando non hanno un traducente immediato in altre lingue rappresentando un punto di vista privilegiato alle usanze e alle tradizioni del paese alla cui lingua la locuzione appartiene.
Una parola intrigante costituisce quasi una stele di Rosetta che ci fornisce la possibilità di decifrare trascurabili sfumature o profonde discrepanze di altre culture, i mezzi per interpretarle e coglierne gli aspetti più intimi e meno percettibili.
Non sempre però il fascino di una parola sta nella sua intraducibilità. Spesso la frequenza d'uso , l'abuso e il tempo influenzano la capacità di seduzione decretandone una folgorante popolarità oppure un profondo oblio.

Trovate su questa pagina una selezione di quelle presentate nel libro di Moore.

La sezione del libro dedicata alle parole italiane comincia con la citazione del celebre "M'illumino d'immenso" di Ungaretti. Negli ultimi anni il verso è stato per esempio parafrasato in "M'illumino di meno" per una iniziativa finalizzata alla sensibilizzazione e risparmio energetico.
Altre termini e frasi idiomatiche italiane scelte da Moore sono: ristretto, castrato, attaccabottone, magari, caso mai, mettere in piazza.

Se dovessi elencare su due piedi alcune parole italiane interessanti direi: scarica barile, benaltrismo, cazzeggiare, cornuto, pasticcio, allegria, bimbominchia, pomicione, espresso, inciucio, uva, chiacchierare, cerchiobottismo.

Restando in tema segnalerei Tre minuti una parola, la nuova video rubrica di Bebbe Severgnini.

Quando una parole è interessante? Quali parole italiane ritenete trovate interessanti?

sabato 19 febbraio 2011

Verbi eponimi

Per curiosità ho pensato di raccogliere in questo i verbi derivati da eponimi usati nella lingua italiana, finlandese e inglese.
Alcuni di questi verbi sono comuni a più lingue altri invece sono il prodotto di una specifica cultura e non hanno un corrispondente nelle altre.
Nella lingua finlandese questo tipo di verbi terminano nel suffisso "-oida". Generalmente questo tipo di suffisso indica che il verbo è derivato da un termine non finlandese. Non mancano le eccezioni alla regola in uno e nell'altro senso.

Sono benvenuti commenti, correzioni, segnalazioni. Per il significato dei termini potete consultare i siti elencati nella sezione destra.


italianofinlandeseinglese
boicottareboikotoidaboycott
burke
elvistellä
ermetizzare
hoover
gallupoida (4)
galvanizzare(1)galvanoidagalvanise(*)
linciarelynch
maramaldeggiare
mesmerizzaremesmeroidamesmerise(*)
paparazzarepaparazzoida(3)
pastorizzarepastöroida(2)pasteurise(*)
sandwich



Note
(*): per questo tipo di verbi è riportata la sola versione britannica. Il verbo si trova con il suffisso "-ze" in luogo di "-se". Per esempio galvanize, mesmerize e così via.
(1): mi risulta che "galvanoida" in finlandese non abbia anche il significato figurato di "eccitare qualcuno,elettrizzare" che hanno i corrispettivi italiano e inglese.
(2): il verbo si trova anche nella versione pastoroida.
(3): non ho trovato alcun riferimento nei dizionari finlandesi ma in rete aho rintracciato alcune (anche se poche) occorrenze.
(4): in lingua parlata significa "intervistare qualcuno per un sondaggio" (to poll in inglese). Negli ultimi tempi ho sentito usare "sondaggiare" ma credo che non sia riportato nei dizionari italiani. Il termine gallupoida deriva dall'inglese gallup che a sua volta trae la sua origine da George Gallup, pioniere americano delle tecniche di sondaggio

sabato 12 febbraio 2011

Cannaruto e canarile

Tra le parole della memoria ricordo che la parola canaruto (o cannaruto) ricorreva spesso che benevoli rimproveri che gli adulti rivolgevano a noi bambini. L'invito a non essere troppo canaruto arrivava spesso dai genitori o dai parenti più vicini come nonni e zii.
In alcuni dialetti meridionali il termine cannaruto significa ghiottone,goloso e viene spesso utilizzato come bonario rimprovero.

Se per esempio un bambino mangiava troppe cioccolate, biscotti o zucchero si sentiva apostrofare come "canaruto" oppure che aveva il "canarile" lungo. Canarile è un termine dialettale che sta ad indicare l'esofago,la gola.
La golosità, l'avidità del buon cibo, per esempio è chiamata cannarutizia nel napoletano e cannaturia nel tarantino.
Nella zona di Cerignola circolerebbe una leggenda legata a San Pietro patrono della città. A me pare che si tratti di un fantasioso aneddoto popolare.
Secondo una leggenda locale San Pietro ogni tanto ne combinava qualcuna delle sue. Passando in zona vide un prosciutto appeso ad una finestra e senza pensarci due volte se ne impossessò. Gesù non la prese bene e impose di restituire l'oggetto del furto. Pietro non riuscì a ritrovare il proprietario e quindi si tenne il prosciutto per se. Per questo il popolo gli affibiò l'appellativo di "cannaruto".