Era questo il titolo di un libro pubblicato quasi un secolo fa. Delle brevi letture indirizzate agli alunni delle scuole inferiori del Mezzogiorno.
Nella prefazione l'autore scrive:
Scorrendo l'elenco delle letture è evidente che molti degli errori segnalati sono ancora oggi diffusi e in qualche caso anche utilizzati nei messaggi promozionali per pubbilicizzare prodotti tipicamente italiani.
Per esempio l'autore sottolinea che sono errate espressioni come tengo fame, tiene molti danari, tengo sonno, tengo desiderio, tengo volontà, tengo invidia, tengo odio. Al verbo tenere deve essere sostituito il verbo avere.
Cosa penserebbe oggi l'autore di questa raccolta vedendo un famoso attore francese che pubblicizza una passata di pomodoro con la frase "Tengo 'o core italiano"?
In queso caso l'uso dell'espressione dialettale veicola meglio il messaggio. Se fosse stato utilizzato il verbo avere probabilmente il messaggio non avrebbe avuto la stessa efficacia comunicativa.
Seguono esempi di altri errori segnalati nel libro (pubblicato nel 1913):
Ritirarsi
L'espressione dialettale "ritirarsi" viene utilizzata erroneamente per indicare l'azione del rincasare. Sarebbe più corretto dire "ritirarsi in casa" aggiungendo quindi il complemento di luogo. Non è corretto anche dire "quella casa ha una ritirata sicura" intendendo che la strada per cui si rincasa offre sicurezza dai ladri e dai malfattori.
Pittare
Il verbo pittare è un termine dialettale non esiste nei dizionari di italiano. Il verbo corretto è dipingere. Ricordo che effettivamente che sentivo usare sempre il verbo pittare: pittare le pareti, pittarsi le unghie, pittarsi la faccia. L'imbianchino era infatti chiamato pittore.
L'uso del congiuntivo
Si tendeva ad utilizzare espressioni del tipo "credevo che partiva" in luogo di "credevo che partisse". Il congiuntivo è stata e sarà sempre croce e delizia della lingua italiana.
Alla casa
E' comune del sud Italia sentire espressioni del tipo "sono andato alla casa di Caio" oppure "vengo dalla casa di Tizio". L'autore scrive che correttamente si deve dire "sono andata alla casa", "vengo da casa".
Sta venendo
La locuzione "sta venendo" è una contraddizione in termini in quanto "sta" indica quiete mentre "venendo" esprime movimento, azione. Si devono utilizzare forme qualo "Ora viene", "È già in cammino" e simili.
L'ho rimasto a casa.
Si dovrebbe dire "l'ho lasciato a casa" in quanto il verbo rimanere è intransitivo e significa restare. Il verbo rimanere non può essere usato transitivamente
Pensate che questi errori siano comuni ancora oggi nei dialetti del Mezzogiorno?
Sarebbe interessante a questo punto stilare una lista degli errori più comuni dei dialetti settentrionali. Qualcuno avrebbe segnalazioni in merito?
Concludo con un pensiero di Orazio segnalato nel libro secondo cui tutte le parole son buone, se vorrà l'uso.
Nella prefazione l'autore scrive:
Non è questa una di quelle raccolte di modi errati che, al pari dei dizionari dialettali, i ragazzi amano poco e non consultano mai: ma sì bene un'esposizione semplice e ragionata dei più comuni errori in una forma così varia, che io penso debba adescare facilmente i giovanetti ai quali è indirizzata.
Chi ha esperienza della scuola, sa che gli alunni rifuggono da ogni studio che sia prettamente grammaticale come da cosa fredda, che non parla affatto alla loro fantasia.
Scorrendo l'elenco delle letture è evidente che molti degli errori segnalati sono ancora oggi diffusi e in qualche caso anche utilizzati nei messaggi promozionali per pubbilicizzare prodotti tipicamente italiani.
Per esempio l'autore sottolinea che sono errate espressioni come tengo fame, tiene molti danari, tengo sonno, tengo desiderio, tengo volontà, tengo invidia, tengo odio. Al verbo tenere deve essere sostituito il verbo avere.
Cosa penserebbe oggi l'autore di questa raccolta vedendo un famoso attore francese che pubblicizza una passata di pomodoro con la frase "Tengo 'o core italiano"?
In queso caso l'uso dell'espressione dialettale veicola meglio il messaggio. Se fosse stato utilizzato il verbo avere probabilmente il messaggio non avrebbe avuto la stessa efficacia comunicativa.
Seguono esempi di altri errori segnalati nel libro (pubblicato nel 1913):
Ritirarsi
L'espressione dialettale "ritirarsi" viene utilizzata erroneamente per indicare l'azione del rincasare. Sarebbe più corretto dire "ritirarsi in casa" aggiungendo quindi il complemento di luogo. Non è corretto anche dire "quella casa ha una ritirata sicura" intendendo che la strada per cui si rincasa offre sicurezza dai ladri e dai malfattori.
Pittare
Il verbo pittare è un termine dialettale non esiste nei dizionari di italiano. Il verbo corretto è dipingere. Ricordo che effettivamente che sentivo usare sempre il verbo pittare: pittare le pareti, pittarsi le unghie, pittarsi la faccia. L'imbianchino era infatti chiamato pittore.
L'uso del congiuntivo
Si tendeva ad utilizzare espressioni del tipo "credevo che partiva" in luogo di "credevo che partisse". Il congiuntivo è stata e sarà sempre croce e delizia della lingua italiana.
Alla casa
E' comune del sud Italia sentire espressioni del tipo "sono andato alla casa di Caio" oppure "vengo dalla casa di Tizio". L'autore scrive che correttamente si deve dire "sono andata alla casa", "vengo da casa".
Sta venendo
La locuzione "sta venendo" è una contraddizione in termini in quanto "sta" indica quiete mentre "venendo" esprime movimento, azione. Si devono utilizzare forme qualo "Ora viene", "È già in cammino" e simili.
L'ho rimasto a casa.
Si dovrebbe dire "l'ho lasciato a casa" in quanto il verbo rimanere è intransitivo e significa restare. Il verbo rimanere non può essere usato transitivamente
Pensate che questi errori siano comuni ancora oggi nei dialetti del Mezzogiorno?
Sarebbe interessante a questo punto stilare una lista degli errori più comuni dei dialetti settentrionali. Qualcuno avrebbe segnalazioni in merito?
Concludo con un pensiero di Orazio segnalato nel libro secondo cui tutte le parole son buone, se vorrà l'uso.
Una domanda: perché dice "errori dei dialetti meridionali"? Sono dialetti per una ragione...
RispondiEliminaAlcuni termini o verbi non si considerano dialettali nel senso stretto del termine, sono termini usati in maniera comune, la lingua evolve e certe cose sono davvero radicate (punessa, scatolo, pittare).
Altre forme sino dialettali ma non comunemente accettate (l'ho rimasto - che abominio).
Purtroppo non ho basi di studi classici per spiegarle meglio quello di intendo, volevo porre nota sul fatto che i termini di cui ha parlato non hanno la stessa valenza linguistica.
Ps. Il problema dl congiuntivo è forte ovunque, non è predominanza meridionale.
Il titolo del post riprende quello deli libro "Gli errori della lingua più comuni nei dialetti meridionali; brevi letture per gli alunni delle scuole inferiori del Mezzogiorno" pubblicato nel 1913.
RispondiEliminaIl modo di esprimersi in italiano risente in generale del dialetto del paese di origine. Questo capito al nord, al centro, al sud isole comprese.
Ad ogni modo gli esempi citati sono tratti da un libro del 1913 che citava appunto il mezzogiorno.
L'uso del coingiuntivo credo che sia, ad oggi, una battaglia persa :)
Credo sia stato un errore pubblicare un libro che si basa sulla stupidita' dell'autore.I dialetti sono condizionati nel tempo anche dalle influenza nel territorio di dominazioni succedutesi da parte di popoli stranieri.Io direi di correggere coloro che si esprimono dicendo parole tipo venghi o simili
RispondiEliminaperchè snaturare una lingua ultrasecolare con un'altra acquisita (l'italiano)?
RispondiEliminaSalve, ho sentito dire:"la sparo" anziché "le sparo".i dialetti sono cultura del territorio.non conosco altri dialetti, ma quello meridionale si esprime con una grammatica non corretta. Se l'evoluzione si basa sulla cultura, il linguaggio dovrebbe migliorare...
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